Le nostre radici sono salde nel territorio, la nostra passione è cresciuta qui, accresciuta di padre in figlio, tramandata negli impasti, diventata innovazione senza mai dimenticare la tradizione. Per questo ci piace raccontarvi un po’ di storia…
Se oggi il dolce fa parte del consumo quotidiano, fino ai primi del ‘900 rappresentava un lusso che solo pochi potevano concedersi e, per lo più, limitato ad occasioni particolari quali festività e cerimonie dei ceti più abbienti.
Ė solo nei primi anni del secolo scorso che aumenta il consumo di dolci e, parallelamente alle preparazioni casalinghe, nascono le prime botteghe che, tra i vari prodotti coloniali come caffè, cacao e confetti, offrono anche dolci e biscotti. Il consumo continua tuttavia ad essere ancora legato ad occasioni importanti come matrimoni, comunioni e battesimi e alle festività religiose.
Gli ingredienti utilizzati nelle preparazioni erano naturalmente pochi e semplici, strettamente legati alla stagionalità e alla reperibilità del momento. Ad esempio nei dolci tipici natalizi, anche di altre tradizioni, non sono presenti le uova poiché nel periodo autunnale/invernale le galline ne producevano molte meno.
Durante il periodo natalizio si preparavano Sciuscelle, Susamelli, Roccocò e Mostaccioli, a Pasqua, oltre al tortano, c’erano i tradizionali “Panarelle e pigne”, dolci dalle forme più svariate, dalla gallina alla donna incinta, dalla pigna al paniere, tutte caratterizzate dall’aggiunta sopra di un uovo sodo, simbolo di vita. I matrimoni erano invece caratterizzati dalla preparazione di tozzi, ciammelle e tarallini.
Essendo poi Gaeta un porto di mare, vi stazionava periodicamente la “squadra”, navi della Marina Militare Italiana che erano solite rifornirsi di biscotti come tozzi (con semi di anice), mascherini (tozzi marmorizzati al cacao) e arlecchini (tozzi marmorizzati con impasto rosa alla fragola) e gallette; punto di riferimento era il biscottificio American Biscuits della famiglia Di Ciaccio, nato nel 1928, nei pressi dell’allora stazione ferroviaria. Questi prodotti erano pensati appositamente per una lunga conservazione, proprio per questo venivano chiamati biscotti, ossia “cotti due volte”. E proprio qui ha inizio la nostra storia!
Ė in questo stesso periodo che si comincia a parlare di vere e proprie pasticcerie dove il dolce diventa protagonista; sono gli anni della famiglia di pasticcieri Bazzanti nella Gaeta Medioevale, delle famiglie Scalesse e Simeone, di Nicola Moretti e Marino Di Palma nel borgo marinaro che, nelle loro botteghe, introducono le novità della rinomata pasticceria partenopea.
Dagli anni ’50 del secolo scorso, anche grazie alla voglia di rinascita del secondo dopoguerra, assistiamo ad un grande fermento nell’ambito della pasticceria che ha portato poi, negli anni ’60, con lo sviluppo economico, ad un vero e proprio boom. Negli anni del benessere, il consumo di dolci subisce un forte incremento facendola diventare una pratica giornaliera; i dolci “poveri” delle festività quali tozzi, ciammelle, ecc., cedono il passo a prodotti più ricercati e curati nell’aspetto.
Da allora le vetrine delle pasticcerie si vestono di torte alla crema e semifreddi con panna in una sorta di contaminazione con la pasticceria nazionale ed europea; alle classiche sfogliate, babà e cannoncini alla crema si affiancano nuove tipologie di paste.
E l’evoluzione è sempre in corso, anche se ci piace pensare che nell’immaginario comune resterà la figura “del buon padre di famiglia che torna a casa reggendo, appeso al mignolo, il vassoio di cartone con le paste della domenica”.